Sogno il Parco Fuoristrada Fabrizio Meoni

Pronta la mobilitazione e una sfida a Coni e Fmi

La passione di Alberto e Fabrizio oggi vive nell’impegno delle nuove leve e tra queste Riccardo (figlio di Alberto) già campione italiano. Per i ragazzi che portano avanti la bandiera di Meoni, Alberto ha un sogno descritto nel suo profilo Facebook e che diventa sollecitazione collettiva per realizzarlo. “Un diamoci da fare” per realizzare il “Parco Fuoristrada Fabrizio Meoni” Coni-Fmi, Moto e mtb Motoclub Castiglion Fiorentino, dotato di un Museo Dakariano con le grandi imprese del campione e di un crossodromo con un percorso enduristico. La mobilitazione è partita, ma come sempre, occorre che ciascuno faccia la propria parte. La Voce seguirà da vicino il “sogno” di Alberto e di tanti altri appassionati dei ragazzi che crescono a pane, moto e Meoni.

Tornano i ricordi. Osman, il Giona… il sabato e le domeniche nei percorsi più incredibili, a impennare con le moto: nel ’74 Alberto era passato a pieni voti all’istituto per geometri di Arezzo e quell’Ancillotti 125 che ogni mattina vedeva in vetrina alla Casa della moto prima di entrare a scuola, divenne suo. Fu lui ad aprire la strada alle gare e Fabrizio lo seguì, prima col campionato provinciale, poi tutto il resto. “Correvamo per il piacere di farlo, per la sensazione di libertà che la moto ti dava, non era come oggi. Nel ’75 Fabrizio corre a Ronzano e Osman faceva da staffetta, seguendolo durante la gara per garantirgli assistenza in caso di bisogno. Già allora, vedevo le grandi potenzialità di Fabrizio, la sua caparbietà nel migliorare, nell’andare avanti, nel sopportare il sacrificio. Lui è stato un autodidatta, si è costruito da solo e non deve ringraziare nessuno”. Un altro episodio tra i ricordi di Alberto: “Nel ’76 faceva il campionato italiano e il Valdambrini della Casa della Moto di Arezzo gli affidò un Fantic Caballero 125 col quale si allenava. Ci teneva tantissimo, ma un giorno glielo prese Carlo Scarponi – un gigante buono – per provarlo lungo la via della Foce e Fabrizio si arrabbiò moltissimo. Gli disse: ‘Col tuo peso me lo sciupi, ci devo correre domenica…’. I diciotto anni segnano lo spartiacque nella storia dei due ragazzi cresciuti insieme. Il servizio di leva militare nei carabinieri per entrambi ma poi le strade si dividono per gli impegni professionali anche se restano sempre in contatto e quando Alberto torna a Castiglioni si frequentano. Due ultime immagini nel racconto di Alberto danno il segno di un sentimento autentico, difficile tra rintracciare oggi. La prima riguarda gli amori giovanili: “Fino ai 16-17 anni non ci pensavamo minimamente, poi andavamo a Frassineto dove c’erano alcune ragazze con le quali parlavamo. Ricordo che la cosa faceva arrabbiare i ragazzi del posto e ogni volta erano sfide. Poi, andammo a ‘fare danno’ a Santa Firmina e lì Fabrizio incontrò Elena, l’amore della sua vita”. La seconda è legata alla scomparsa del campione. Alberto fa fatica a parlarne perchè “preferisco ricordarlo come era. Io so di aver perso il più grande amico della mia vita”.

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