Lo scherzo del coniglio imbalsamato

Le scorribande in Valdichiana e gli anni ‘leggeri’

Era d’estate e Fabrizio lanciò l’idea: “Prendiamo la pelle di un coniglio la riempiamo di paglia e si fa lo scherzo della lepre!”. A quel tempo la mamma allevava dei conigli per uso domestico. I ragazzi presero la pelle di un coniglio di colore marroncino, per renderlo più simile alla lepre, e Meoni “fece lo scheletrino con un filetto, poi si lego’ alla sagoma il filo trasparente di una lenza da pesca”, ricorda Alberto sorridendo. Tutto pronto per la sera – tra le 23 e l’una – quando lungo la via del Filo “ci nascondevamo nei fossati, mettendo il coniglio sul ciglio della strada e aspettando per vedere l’effetto sugli automobilisti. C’era chi si fermava per assicurarsi un piatto di tagliatelle col sugo di lepre, ma quando si avvicinavano scattava la trappola: uscivamo dai fossati e li sorprendevamo con le mani … sulla lepre… che risate! E il bello fu che una volta ci beccammo anche due guardie venatorie. Alla fine, ad assistere a quello scherzo c’erano centinaia di persone”.

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